Facoltà di Scienze Matematiche , Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze Naturali SIGNIFICATO PALEOAMBIENTALE DELLE EOLIANITI DELL'ISOLA D'ELBA Relatore: Prof. Mauro CREMASCHI Correlatore: Dott. Luca TROMBINO Tesi di Laurea di: Alessandro PEREGO Matr. n° 573297 Anno Accademico 2001-2002 In base alle indicazioni dei diversi autori e delle Campagne Naturalistiche del 1992 e del 1993 sono stati individuati, cartografati e descritti i depositi in esame. Essi sono presenti sulle coste occidentali della metà orientale dell'isola dove si estendono dal livello del mare fino a 80-90 m s.l.m. Le osservazioni sul campo sono state integrate con l'osservazione di sezioni sottili. La granulometria è prevalentemente sabbiosa media o grossolana con buona selezione. I granuli hanno natura litologica varia e tra essi sono frequenti i bioclasti. Come strutture sedimentarie si osservano laminazioni planari suborizzontali, incrociate a festoni e oblique con inclinazione fino a 30°. Inoltre alle sabbie sono spesso associati clasti angolosi sparsi od in livelli e intercalazioni di orizzonti sabbioso-limosi arrossati interpretabili come paleosuoli sepolti. Tramite l'utilizzo di un software di GIS (ArcView 3.2), sono stati costruiti i modelli tridimensionali dei vari depositi al fine di calcolarne le pendenze medie. Queste presentano valori tra 10° e 30°, troppo elevati per depositi di spiaggia, bensì compatibili con sedimenti eolici. La natura eolica è indicata anche dal tipo di laminazione e dal fatto che i depositi coprano soprattutto tratti sporgenti di costa dove, invece, il moto ondoso causerebbe l'erosione più che la sedimentazione. Inoltre le condizioni attuali, con livello marino elevato, non consentono la formazione di spiagge paragonabili ai depositi in esame.
Per individuare i periodi più favorevoli alla deposizione delle sabbie eoliche è stata osservata la batimetria dell'area circostante l'Elba: le condizioni più idonee all'esposizione di ampie aree di deflazione si sarebbero avute durante le fasi marine regressive degli stadi isotopici 2 e 4, ovvero durante periodi glaciali. Tale fatto è in accordo con la presenza nelle sabbie di clasti angolosi tipo grèze litées derivanti da fenomeni di gelifrazione. In base a tali osservazioni, i depositi studiati possono essere considerati "eolianiti". I paleosuoli sepolti, invece, sono attribuibili al clima meno rigido dello stadio isotopico 3, come dimostrano i manufatti musteriani in corrispondenza di tali livelli e due carboni datati intorno a 40.831 e 48.000 anni BP. L'arrossamento di tali paleosuoli è tipico dei climi con alternanza di stagioni umide e secche che causano prima la liberazione del ferro e poi la sua ossidazione, come avviene attualmente nelle regioni a clima mediterraneo; tuttavia la mancanza di patine argillose, presenti invece nelle sezioni sottili di suoli odierni, suggerisce che anche nelle stagioni umide la disponibilità di acqua nel suolo fosse insufficiente alla traslocazione delle argille e, quindi, inferiore all'attuale. |
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